Green Soul - Cultura e Scuola
di Dario Seglie
Ci sono frasi storiche che forse non sono mai state pronunciate da coloro ai quali sono state attribuite, ma da secoli circolano -con insistenza- perché paradigmatiche delle idee caratteristiche e dominanti, perduranti in certe epoche:
“Quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola”;
“Con la cultura non si mangia”;
“Con i passi avanti che faremo chiuderemo anche i musei”.
Queste espressioni sconcertanti sono rispettivamente di Joseph Goebbels (1940), di Giulio Tremonti (2010) e di Dario Franceschini ( Ottobre 2020, da Fazio, a “Che tempo che fa”, Rai3) A parte le citazioni storiche, vere o attribuite, che l’attuale ministro dei Beni Culturali associ i passi avanti con la chiusura dei luoghi di cultura appare come un poco pregevole paradosso, specie in tempi di pandemia avanzante. Nessun cittadino di buon senso si spiega come la lotta contro il virus Covid-19 possa passare da quei posti disertati dai più che purtroppo sono i nostri musei, che già prima del 2020 non formicolavano di visitatori e che oggi sono regrediti a numeri da paesi del terzo mondo, con i responsabili museali impegnati ad inventarsi ogni sorta di attrazione per un pubblico -scolari e adulti- costretto a disertare (un esempio: la “Valigia del Tempo”, ideata e messa in opera dal CeSMAP di Pinerolo anche per andare incontro alle nuove esigenze, economiche e logistiche, della Scuole, costrette a rioganizzarsi tra insegnamento in presenza e a distanza). Mentre la frase di Franceschini è vera, Tremonti ha sempre negato di aver pronunciato la “sua” frase, come la famosa “Non approvo ciò che tu dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo” attribuita a Voltaire e mai uscita dalla sua bocca.
Queste frasi “storiche” sono esemplari di una vecchia concezione della cultura come attività “voluttuaria ed elitaria”, non indispensabile, in quanto si pensa che i musei, i teatri, le gallerie d’arte, le aree archeologiche non siano produttrici di reddito. Viceversa producono reddito, direttamente ed indirettamente muovendo un grande indotto di attività economiche redditizie di filiera: citiamone due per tutte, la ristorazione e l’albergazione.
Queste considerazioni mettono anche in luce l’infelice e miope frase di Giovanni Toti, ex giornalista, ora Governatore della Liguria, sui “vecchi” che tanto non producono reddito, anzi lo consumano, e quindi “pesano” sul sistema pensionistico e sanitario ! Ricordiamo la frase di Hampâté Bâ, tra le più famose e citate: «quando muore un anziano, è come se bruciasse una biblioteca». La frase di Toti, da pulizia etnica, ricorda i tempi dell’eugenetica razziale applicata da varie dittature e dai nazisti in maniera speciale. Gli esperti di antropologia fisica nella prima metà del secolo scorso utilizzarono le misurazioni della capacità cranica e altri parametri nel tentativo di dimostrare che gli ebrei, i neri e finanche gli italiani fossero intrinsecamente inferiori rispetto alla “razza nordica-ariana”.
Questa sottostima della cultura si era già vista fin dal mese di Marzo 2020 quando si decise di chiudere i luoghi della cultura e le scuole, penalizzando milioni di giovani cittadini che vennero confinati a casa e -per chi aveva la rete internet ed i computer- offrendo il sussidio della scuola a distanza, la cosiddetta DAD, procedura che spariglia ulteriormente le possibilità fra gli alunni, lasciandoli insoddisfatti o abbandonati. Anche i docenti hanno manifestato un profondo disagio per la mancanza di interazione con i ragazzi, la carenza del rapporto interpersonale tra docente e discente e degli allievi tra di loro, asse portante della didattica viva, tutti riluttanti a diventare improbabili animatori di talk-show scolastici.
Il recente DPCM sulla chiusura di musei, cinema e teatri, luoghi di assodata e certificata sicurezza, è stato l’ultimo provvedimento, e forse il più incomprensibile di tutti.
La scuola è nuovamente risultata penalizzata: dalla terza media in su, solo didattica a distanza via internet. La contestazione alla decisione di chiudere la cultura e la scuola è stata totalmente univoca e bipartisan: dovunque, addetti ai lavori e comuni cittadini, si sono trovati d’accordo. In due giorni, la petizione promossa da “Cultura Italiae”, che immediatamente ha girato sul web, aveva raccolto 100.000 firme. Ma il ministro Franceschini -tetragono- ha detto “niet” alla petizione, restiamo chiusi.
Quindi è evidente come prevalga una visione rozza e bassamente economicistica della cultura, una convinzione utilitaristica di un settore ritenuto improduttivo, parassitario, al limite inutile, se non addirittura dannoso.
Significa che il mondo politico non ha dimestichezza con il mondo della cultura e della Scuola ?
O significa che non ha gli strumenti intellettivi per esaminarne le enormi valenze ed i campi d’azione che la cultura mobilita, specie nei terreni più fertili che sono quelli degli alunni che crescono e si formano nella Scuola, dalla Materna all’Università, in questa grande struttura, basilare nel costruire i cittadini del futuro, sempre più liberi ed uguali.
Allora cosa fare ? Occorre un coraggioso e gigantesco progetto di intervento pubblico che potenzi grandemente la Scuola e tutto il comparto della Cultura con interventi strutturali epocali sì da costruire la spina dorsale SCUOLA/CULTURA dell’Italia, aprendo la via per il futuro; non solo Green Economy ma anche Green Soul.
Dario Seglie
Novembre 2020